Stress da Equitalia. Risarcimento? Qualche volta si può!
Una recente sentenza della Suprema Corte apre uno spiraglio nella possibilità di richiedere risarcimento danni a Equitalia per azioni esecutive illegittime subite, dal pignoramento al fermo auto fino all’ipoteca. Sebbene infatti gli Ermellini nel caso specifico dichiarino che il risarcimento da danno morale per un fermo auto non era dovuto – perché sostanzialmente mancava la prova dei danni subiti a causa dell’illecita procedura esecutiva – nelle motivazioni del provvedimento la Cassazione indica la strada per le future controversie nelle quali invece tale risarcimento potrebbe essere concesso. Un filo di luce, insomma, per gli italiani ingiustamente tartassati. E vediamo come.
Che cartelle esattoriali e intimazioni di pagamento illegittime, fermo auto, ipoteca o pignoramento illegittimo possano provocare stress, ansie e disagi, è un fatto acclarato. La cronaca ci dimostra come tutto questo possa condurre i malcapitati a gesti ancor più estremi. Tuttavia per la Cassazione il “semplice” disagio, ansia o fastidio per un fermo auto, un’ipoteca o un pignoramento illegittimo di Equitalia non dà diritto al contribuente al risarcimento del danno morale. Tuttavia quando il pregiudizio derivante da tali comportamenti risulti “effettivo e percettibile”, il risarcimento può essere chiesto ed assegnato. Anzi, spiegano i giudici, nei casi in cui le conseguenze del comportamento illegittimo di Equitalia siano gravi e si possano quantificare, l’indennizzo può essere richiesto al giudice in uno con l’atto di ricorso. L’esempio più chiaro è quello del contribuente cui venga illegittimamente imposto il fermo auto e per questo venga licenziato o perda le commesse di agente di commercio; analogamente si dica nel caso in cui una illegittima ipoteca sulla casa faccia bloccare le trattative di vendita.
In tutti questi casi, comunque, è il contribuente vessato a dover dimostrare in giudizio la responsabilità processuale di Equitalia che ha agito o ha resistito in causa pur avendo torto, per malafede o colpa grave. E per dare corpo a questa seconda ipotesi – visto che la malafede è difficilmente dimostrabile – si consiglia prima della costituzione in giudizio di presentare un ricorso in autotutela all’Agente della riscossione e all’ente titolare del credito, in cui si evidenziano le ragioni dell’illegittimità dell’atto. A quel punto il fisco sarà tenuto a rettificare il proprio operato e qualora non lo faccia, per incuria o volontà, sarà passibile della sanzione processuale.
Resta comunque il fatto che secondo la Cassazione Equitalia non è tenuta a risarcire lo stress subito dal contribuente per l’atto illegittimo perché non sarebbero risarcibili i danni consistenti in meri disagi, fastidi, disappunti, ansie e ogni altra espressione di insoddisfazione, considerati “di lieve entità”.
«Prendiamo atto di questa sentenza, che comunque apre uno spiraglio – dichiara l’avvocato Angelo Pisani, presidente di noiconsumatori.it Movimento Anti Equitalia – ma ricordiamo a tutti che la battaglia è appena all’inizio. Siamo vicini, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano e morale, ai tanti che per colpa di atti esecutivi illeciti hanno perso la salute, la pace, la famiglia, il lavoro, qualche volta anche la vita. E chiediamo allo Stato italiano la giusta considerazione del cittadino contribuente che molto spesso, solo perché non rientra nella categoria dei “vip”, viene trattato come un soggetto di serie B, visto che il suo dolore è considerato “di lieve entità”. Non così per noi – conclude Pisani – che con forza e tenacia ancora maggiore continueremo a batterci in tutte le sedi giudiziarie per affermare la sovranità, la centralità e i diritti di ogni cittadino di fronte alla legge».