Obbligo di telecamere sui morti. «Verificate che non si sveglino»
I toni sono lugubri, pervasi da un tecnicismo gelido come il marmo e da una precisione chirurgica più della lama del bisturi. Si parla di cadaveri da guardare, sezionare e ripulire, di frigoriferi per salme, di scoli per il sangue. Di tombe. Alla fine, ci si aspetterebbe la firma di George Andrew Romero, quello della Notte dei morti viventi e di Zombi, specie quando si legge che una «casa funeraria», in Veneto, deve essere dotata «di apparecchiature di rilevazione e segnalazione a distanza per la sorveglianza del cadavere, anche ai fini del rilevamento di eventuali manifestazioni di vita ». Se il morto si alza, e prende a camminare, insomma, è bene che una telecamera immortali (pardon) il momento. A firmare la delibera approvata ieri in giunta non è però il maestro dell’horror su pellicola, bensì l’assessore alla Sanità Luca Coletto, che pure qualche paura la fa, quando sussurra all’orecchio: «Io me ne intendo, ne ho fatti di cimiteri…».
E’ geometra, forse si riferisce a quello. «In realtà – spiega l’assessore – c’è poco da ridere: per legge siamo obbligati a normare anche i più piccoli dettagli dell’attività funeraria, è una faccenda molto delicata sotto l’aspetto igienico sanitario, e non solo». Lo si intuisce, leggendo quante persone sono state occupate in queste settimane per la scrittura delle sole «disposizioni applicative» delle legge 18 del marzo scorso: è stato creato un gruppo formato da medici legali e igienisti e da un tecnico dell’Urbanistica, convocato dall’aprile dello scorso anno, il cui lavoro è stato poi vagliato dagli assessorati al Territorio, alla Cultura ed agli Affari generali e da quello all’Economia e allo Sviluppo economico, dalle associazioni di categoria (proprio così) e dall’Anci. Il risultato, è una delibera con tre allegati ed un elenco di norme dettagliate, che stabiliscono le funzioni della «casa funeraria» (come la tanatocosmesi) e l’ampiezza delle sale, non inferiore a 3 metri lato minimo metri 4, la posizione del «deposito di materiale sporco e dei rifiuti speciali», ed il livello di umidità relativa (60%) e della temperatura, non superiore a 18˚, sia d’estate che d’inverno per motivi evidenti anche a chi non segue Six Feet Under. «Il primo a regolamentare la morte fu Napoleone – racconta Coletto – che istituì l’obbligo di spostare i cimiteri fuori dai centri abitati. Ora tocca a noi». La delibera norma allora pure le autobare, che devono essere dotate di «idonei sistemi che impediscano lo spostamento del feretro durante il trasporto » e di un «piano di autocontrollo » a disposizione degli organi di vigilanza, e gli esercizi di onoranze funebri. All’ultima pagina c’è poi un paragrafo dedicato alle «cappelle private ed alle tumulazioni privilegiate fuori dai cimiteri». Come quella che Silvio Berlusconi mostrò a Indro Montanelli, tanti anni fa. Ma quella era più di una cappella privata. Era il «mausoleo di Arcore».