Napoli, timbrano il cartellino e vanno via denunciati 60 spazzini del Consorzio
TUFINO (24 febbraio) – Qualcuno aveva
firmato la presenza ed era sparito, qualcun altro girovagava nei
dintorni. Ma c’era anche chi aveva fatto di più sottoscrivendo non solo
l’orario di entrata e quello di uscita, e non solo per la giornata, ma
anche per quella successiva. Con l’aggiunta dello straordinario. I
carabinieri della stazione di Schiava, che lunedì hanno svolto una
serie di controlli, hanno denunciato per truffa aggravata ai danni
della pubblica amministrazione e falso commesso da incaricato di
pubblico servizio, sessanta dipendenti (una decina pregiudicati) del
consorzio unico di bacino di Napoli e Caserta.
Si tratta dei lavoratori in servizio a Tufino, che operano in località
Paenzano dove ci sono due discariche dismesse. I dipendenti in
servizio, che sono poco più numerosi di quelli denunciati, sono addetti
alla manutenzione della discarica, dal controllo dei teli alla raccolta
del percolato.
In realtà erano stati assunti per provvedere anche alla raccolta
differenziata e a quella della spazzatura, ma nel corso degli anni
quasi tutti i comuni aderenti al consorzio hanno preferito uscire
dall’associazione e appaltare il servizio a ditte private. Grazie a un
improprio utilizzo delle norme che regolano i passaggi di cantiere sono
riusciti in molti casi a far lievitare il numero dei dipendenti.
E poi nei consorzi sono confluiti tutti i dipendenti delle ex
discariche gestite da manager legati alla camorra. Infine si è aggiunto
un gran numero di assunzioni clientelari sulle quali tuttora indaga la
magistratura. Tutti si sono andati ad aggiungere ai duemila lsu che
entrarono in servizio nel 2001. Risultato: il numero dei lavoratori è
cresciuto esponenzialmente nel corso degli anni mentre il lavoro si è
ridotto sempre più.
Attualmente l’articolazione Napoli 3, quella a cui fa capo Tufino,
serve, secondo il prefetto Forleo che la governa, quattro o cinque
Comuni. Una situazione comune a tutti i bacini del napoletano confluiti
in un unico consorzio, il «consorzione», con quelli di Caserta che
invece continuano a lavorare in molti degli impianti ancora aperti. Il
paradosso è che gli uni e gli altri accumulano migliaia di ore di
straordinario tanto che nelle scorse settimane il presidente del
consorzio Napoli Caserta Enrico Parente, sindaco di Grazzanise, e il
direttore Antonio Scialdone hanno trasformato con una delibera i
contratti a tempo parziale in full time per tutti i dipendenti di
Caserta, passando da trenta a trentasei ore settimanali.
Per risparmiare, dicono. Hanno scritto, infatti, nel provvedimento:
«Accertato che allo stato i lavoratori impiegati nei cantieri
dell’articolazione Caserta attuano da lungo termine il prolungamento
dell’orario contattuale settimanale sia sotto forma di lavoro
supplementare sia sotto forma di lavoro straordinario (con aggravio
dicosti e oneri riflessi) … si delibera diapplicare il regime orario
di36 ore, definito full time dal contratto dilavoro Federambiente».
Ma il provvedimento riguarda solo Caserta e ha provocato, quindi, la
reazione dei sindacati autonomi che hanno chiesto l’allargamento del
provvedimento anche ai dipendenti che lavorano a Napoli. Ma l’assalto
alla diligenza di queste settimane (il consorzio sarà sciolto e i
dipendenti passeranno alle società provinciali dopo la conversione in
legge del decreto 195 ) non è un fenomeno nuovo; basti pensare che già
il commissario ad acta Alberto Stancanelli era stato costretto a
intervenire per chiedere una regolamentazione degli straordinari: un
dipendente aveva accumulato, ma solo sulla carta, una presenza
giornaliera di ventitrè ore. Per non parlare delle indennità, dei
rimborsi spese e dei riconoscimenti ad personam.